È un fascinoso vecchianese ultra-quarantenne trapiantato oltr’alpe per seguire il proprio sogno di fisico particellare, più o meno realizzato in un lavoro presso i laboratori del Consiglio Europeo per le Ricerche Nucleari, un’occupazione cronicamente precaria, ma – si dice – carica di soddisfazioni. In parallelo col maturare di derive culturali nel settore umanistico-letterario Paolo è gradualmente diventato meno stanziale e passa ormai molto del proprio tempo in viaggio; questo gli consente di provare nostalgia, oltre che per le Apuane riflesse sull’acqua della Marina di Vecchiano, anche per la patria acquisita, ovvero per il migliore dei mondi possibili che ruota attorno castello di Voltaire, per le rotonde perfette perennemente fiorite, per le nevicate abbondanti del Jura e per le siepi altissime dietro a cui amano nascondersi i villici locali. Si dice che Paolo attinga da questo bagaglio nostalgico per la sua attività di scrittore, ma cosa scrive Paolo in realtà non s’è ancora capito. I suoi interessi spaziano dalla corsa campestre agli sport estremi televisivi, dalla narrativa alla poesia (per la quale pare usi uno pseudonimo) e non disdegnano neanche il giornalismo. La sua massima pubblicazione del 2012 è un segnalibro. Da bambino, si dice, riusciva a riconoscere una canzone dalle prime cinque note, queste credenziali adesso gli consentono di curare “La Pozione” una rubrica musicale in cui, all’occorrenza, se non gli viene in mente niente di meglio, vi parlerà anche di scienza, di divulgazione, di tematiche interdisciplinari né carne né pesce dietro a cui ci si nasconde sempre bene. Tobia Pallarino