C’è stato un momento nella storia in cui la moda ha toccato il surrealismo e, dopo aver visitato la mostra su Dalì al palazzo Blu di Pisa, la voglia di fare ricerche è ritornata.
Dobbiamo tornare indietro fino agli anni ‘30, quando la giovane romana Elsa Schiaparelli diventa importante nel mondo della moda parigina. Sono gli anni in cui nasce l’Haute Couture, in cui nuovi tessuti e forme vengono interpretati dagli stilisti, in cui pian piano si fa strada il prèt-à-porter.
Già da anni sappiamo che il caldo e morbido tessuto pile è realizzato macinando bottiglie di plastica che poi vengono filate come la lana. Ottima cosa. Sappiamo anche che alcune borse e certi accessori sono realizzati in materiale riciclato.
È pensiero comune associare la moda alla frivolezza e allo snobismo nei confronti degli animali e dell'ambiente. In effetti, grazie ai social network e all'economia di massa, è così.
La vera moda, espressione artistica e esaltazione del corpo umano, rimane sepolta sotto strati di nuovi marchi senza significato e caterbe di persone che, come un gregge, seguono senza pensare quello che si deve indossare.
Il rossetto rosso è diventato oggetto di culto con una sua storia, una sua importanza. Coco Chanel disse: “Se siete tristi, se avete un problema d’amore, mettetevi il rossetto rosso e attaccate.”
Stanche di dover scegliere tra l’amore per l’ambiente e la moda? Sembra che i due mondi si stiano pian piano avvicinando, le aziende sono molto più attente ai materiali scelti per la realizzazione di borse
Ieri sera ho visto il documentario di Amy Berg su Janis Joplin, i suoi tormenti, la sua voce, i suoi amori (che combaciano con i suoi tormenti).
Ho avuto la pelle d’oca per tutto il tempo, forse perchè ero pure in prima fila e la voce e la musica non entravano solo nelle orecchie, ma sconquassavano anche la pelle.
Il 19 agosto è una data importante nel mondo della moda perchè è l’anniversario della nascita di Gabrielle Chanel, detta Coco probabilmente per una canzoncina della sua breve carriera da cantante.
Già accennato nella parte prima de “La moda del videogioco”, The Witcher è un prodotto sul quale bisogna soffermarsi perchè, in quanto a collegamenti con la cultura (soprattutto polacca e fantasy) e in quanto a realtà virtuale, ha poco da invidiare ai videogiochi delle grandi multinazionali.
Premetto che non sono per niente una brava fotografa, non ho una macchina fotografica e nemmeno i collage sono il mio forte, per cui ho fatto quello che ho potuto.
Detto questo, finalmente ho scoperto un luogo toscano in cui si fa e si insegna la vera moda. Sì, sì, c’è anche Pitti che porta il made in Italy dalla Toscana, ma, visto che è diventato un covo di fashion blogger non sempre di qualità, non lo considero più all’altezza di un tempo. Non ditelo a Napoleone.
Sono nata negli anni ‘80 e, anche grazie alla passione di mio padre, mi ritengo figlia della tecnologia. Mi ricordo quando mi aggiravo per la città con orgoglio con il mio walkman fucsia e le cassette registrate direttamente dalla radio, quando mio padre mi insegnò a usare WIndows 95 e quando iniziai a impazzire per il mio primo videogioco.